DAI CAMPI DI PERIFERIA AI RIFLETTORI DEL GRANDE CALCIO

Sogna inizialmente una carriera da calciatore mancino naturale, per poi diventare un grande procuratore e direttore sportivo. Stiamo parlando di uno dei più importanti manager campani, che opera in tutta Italia, con rapporti con anche società professionistiche estere: Antonio Governucci. 

Bruciare le tappe è difficile, ma il napoletano di Ponticelli ci è riuscito: quando si ha una marcia in più, tanta voglia di fare, passione e determinazione, si esce fuori e si ottengono grandi risultati. 



Antonio, nato a Napoli, originario del quartiere Ponticelli, il 05/11/81, brucia le tappe anche nella vita privata, in quanto già sposato con figli. Ex calciatore, centrocampista mancino dai piedi buoni, specialista nei calci piazzati, girovaga nel Sud Italia tra Caltagirone, Policoro, Cirò Marina, ma intorno ai 22 anni si rende conto che più che in campo la sua bravura è un’altra: scovare calciatori in giro per l’Italia. 


"UN VINCITORE È SEMPLICEMENTE UN SOGNATORE CHE NON SI È MAI ARRESO."

(Nelson Mandela)

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Ultimo aggiornamento: Giovedì, 30 Marzo 2023

Cosa le ha insegnato l’esperienza di Malta? 


“Mi ha insegnato tanto, mi ha aperto ad una nuova cultura. Ho toccato con mano la Serie A, ho affrontato avversari che guardavo in tv e che avevo al fantacalcio. Ho conosciuto Blasi, Tedesco, Mangia, persone di cui ho riscontrato la grande stima e la grande conoscenza di calcio. Si sono aperti nuovi orizzonti”. 


Come può la figura del direttore sportivo entrare nel meccanismo del calcio inglese che non lo prevede? 


“Malta è una colonia inglese, anche a livello calcistico. Non c’è il tipico allenatore italiano ma il manager. Poi esiste il team manager all’inglese, persona di fiducia del club. La figura del ds è una novità, infatti bisogna far assimilare certe metodiche. Ho trovato una società in difficoltà, con grandi principi, sportivamente dietro all’Italia ma, dopo un anno posso dire che preferisco fare la Premier League a Malta invece che qualche Serie C in Italia. I pregiudizi li lasciamo agli altri, chi non conosce non può paragonare”. 


Quali sono le lezioni che trae da questa esperienza? 


“Intanto non credo sia l’ultima perché sono ancora in contatto con tanti club. Ci sono tante richieste per ragazzi in Italia, per cui l’obiettivo è aprire un rapporto diretto di mercato e darà possibilità agli italiani di mettersi in mostra. Ho creato un rapporto con procuratori, allenatori e dirigenti, sono fiero perché esco da vincente. A causa di un goal subito dall’Hibernians al 118′ in Coppa di Lega non siamo approdati in Europa League. Potevamo essere noi a giungere in finale insieme al Floriana (già in Champions League), il Pietà Hotspurs che non ha la licenza perché è in Serie B ed il Valletta (già Europa League). Siamo stati nelle posizioni di vertice nelle prime giornate con una squadra competitiva, poi ho dovuto fare il vero ds aziendalista, cedendo calciatori importanti e prendere atleti con ranking più basso ma sempre funzionali al tecnico ed al club”. 


Cosa lo ha indotto ad emigrare due anni fa? 


“In primis ero in contatto con Enzo Potenza, a cui mi lega un rapporto di tanti anni. Abitando nello stesso paese, Casalnuovo, mi parlava benissimo di Malta. Ebbi un contatto con il presidente Nunzio Antignani. figlio di una storica figura del mondo del calcio campano, e nacque l’esperienza. Mi piaceva andare all’estero ed acculturarmi, ci sono riuscito perché ho imparato l’inglese. Ho contatti dappertutto, il 3 luglio sarò di nuovo lì, dal 3 al 10 luglio, per intermediazione e per parlare con diverse squadre”.

Tanti i calciatori italiani presenti, chi ha giocato meglio?

“Piciollo del Valletta, Enrico Pepe difensore del Birkikara ex Hamrun e Salernitana. Per la mia squadra, ho indovinato tutte le scelte, creato delle plusvalenze. Ad esempio Leone firmerà con un club in Europa, Lagzir andrà in un club molto importante, Dodò, Cinquini, Fava si sono comportati bene. Capitelli doveva essere una meteora ed si è ritagliato uno spazio notevole. In Italia non esiste la meritocrazia, per cui difficilmente avrebbe avuto un’opportunità del genere. Prevalgono “il figlio di”, “il cognome”, anche se dimostri di essere valido, non riesci spesso a sfondare verso il calcio che conta solo perché non si è legati ad alcun carro. Alessio ha lavorato duro e si è tolto delle belle soddisfazioni. A chi mi chiede paragoni con il calcio italiano, la Premier League maltese non è paragonabile all’Eccellenza ed alla Serie D. La Serie A non è quella italiana, però quando vai avanti nelle competizioni, ti confronti con squadre europee blasonate, vedi Inter, Newcastle etc”.

Cosa dice il futuro di Antonio Governucci?

“Mi sto rilassando anche se non mi si addice. Sto alla finestra, ho la fortuna di dedicarmi alla famiglia in una mini vacanza anche perché da anni non vedevo vacanze. Si sono allungati i tempi di calciomercato, cercherò di sfruttare le occasioni che mi capiteranno, con l’orecchio sempre aperto a nuove esperienze. Mi piacerebbe l’Italia a certi livelli nel professionismo. Cercherò di aiutare qualche ragazzo da intermediario e tornare a Malta per fare bene, se ce ne fosse l’opportunità”.

Il successo a Malta che valore può avere per la carriera di Enzo Potenza?

“Oggi Potenza è un allenatore che ha dimostrato il suo valore. E’ l’esempio in persona di chi ci crede e non molla. In Italia non ha avuto le opportunità giuste. A Malta, dopo aver salvato il Senglea, è stato chiamato dal presidente con la p maiuscola, Riccardo Gaucci. Credo che si prospetti per lui un mercato importante nel panorama professionistico, dalla C1 in poi.- Un trionfo del genere apre le porte ad un altro tipo di mercato. E’ molto appetito a Malta, Cipro, Grecia ed Arabia Saudita. Credo che sia stato riconfermato proprio perché è l’identikit ideale per il presidente, ma nulla è facile. Basti pensare che sotto la presidenza Gaucci tre allenatori erano stati esonerati in poco tempo, l’ex Casertana Ugolotti, Lulù Oliveira e Chiesa che adesso fa il collaboratore al Boca Juniors. Potenza ha ribaltato completamente il suo mercato”.

Anno zero per il calcio, l’anno prossimo la geografia calcistica cambierà totalmente con tante promozioni.

“Un momento tragico, sembrava un film horror. Esce veramente il sole con il ritorno del calcio. Ci saranno nuovi format, nuovi regolamenti, non credo che possa aver potuto cambiare il calcio perché molte cose sono rimaste uguali e non sono migliorate. Parecchi si sono nascosti nell’evitare diversi stipendi e questo non va bene, ha fatto aprire gli occhi a tanti addetti ai lavori, il male esiste a prescindere da qualche anno. Il medico non ha prescritto che si debba fare calcio per forza. In Italia è la terza azienda, anche nel mondo dilettantistico bisogna avere rispetto. E’ stato solo un momento, ma si ritornerà più forti”.

Cosa ne pensa della riforma dei campionati?

“Non sono d’accordo per le quattro retrocessioni, non sono d’accordo con club che hanno lottato con la forza per salvarsi. Bisognava trovare diverse formule. In Serie D ha fatto bella figura il Gladiator, saluto sempre i tifosi con cui c’è un legame indissolubile”.



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